L'umile tentativo di costruire la pace (di Angelo Scola, da Oasis, n. 20 del dicembre 2014)
La componente religiosa non ha avuto nel secolo scorso quel ruolo preponderante che una certa lettura ideologica si ostina a darle. Né la prima guerra mondiale, di cui ri corre il centenario, né la seconda o la guerra fredda hanno avuto origine religiosa e i peggiori totalitarismi del secolo scorso sono stati programmaticamente atei. È dunque profondamente ingiusto attribuire alle religioni, termine del resto troppo generico, la responsabilità di ogni esplosione di violenza, opponendo loro la sana e pacifica razionalità della pretesa ragione laica. Neppure si può scindere arbitrariamente in due la categoria del religioso, istituendo un legame strutturale tra monoteismo e violenza, da contrapporre a un tollerante politeismo dei valori.
La tragica attualità di questi mesi detta e quasi impone il tema del numero di Oasis, rivista della Fondazione omonima, nata nel 2004 da un’intuizione del Cardinal Angelo Scola, che studia come cristiani e musulmani -che costituiscono il 55% della popolazione mondiale- cambiano il loro modo di vivere la fede quando abitano in un contesto plurale, dove per definizione s’incontrano diverse visioni religiose e non religiose, in concorrenza tra loro.
Gli anti-net (di Elisa latella, Conquiste del lavoro del 21 gennaio 2014- Sezione Via Po)
Gli under 25 che studiano e lavorano sono appena il 2,2% a fronte della media del 14% dei Paesi della Ue.
Si parla sempre di Neet, giovani sotto i 25 anni che non studiano e non lavorano. Si parla poco del loro contrario: una minoranza pari al 2,2% di Anti-neet: ragazzi italiani della stessa età che fanno entrambe le cose: studiano e˘ lavorano. Pochi, ma ci sono. Pochi ma buoni? Speriamo. Comunque pochi.
Senza corpi intermedi, un'Italia spaccata tra ribelli e caporali (di Luciano Violante, Cor. Sera, 17 novembre 2014)
Riprende lo spunto di De Rita e lo sviluppa con riferimento al crescere di tensioni sociali e all’impoverimento della dialettica politica Luciano Violante, secondo il quale “la crisi dei corpi intermedi, e gli attacchi a volte pregiudiziali ai quali essi sono sottoposti da qualche tempo, producono l'assenza di mediazione sociale e conseguentemente scontri sempre più duri” come accaduto in recenti manifestazioni di piazza. Il rischio descritto da Violante con mirabile sintesi e “di trovarci tra non molto in un Paese diviso tra ribelli e caporali”.
“Riaccorpare gli spezzoni di società anche attraverso una loro efficace rappresentanza politica e sindacale – prosegue Violante - fa parte del processo di civilizzazione del Paese. Un'autoriforma di sindacati e partiti in questa direzione converrebbe anche al governo”.
Non demonizzare i corpi intermedi (di Giuseppe De Rita, Cor. Sera, 16 novembre 2014)
“Il vento è cambiato rispetto ai decenni precedenti, quando tutti scommettevano sulla maggiore vitalità della cosiddetta società civile rispetto alla dinamica dei partiti”. Così Giuseppe De Rita in un suo articolo, pubblicato sul Corriere della Sera del 16 novembre 2014, dedicato alla crisi dei cosiddetti “corpi intermedi”, che si manifesta anche nella caduta di appeal e di ruolo della tradizionale rappresentanza sindacale. Eppure, sostiene De Rita, “tutti, in un tempo non lontano, dovranno applicarsi a ricostituire le cinghie di trasmissione fra le domande collettive e la volontà politica, cioè, con parole antiche, i meccanismi della rappresentanza”. Ma la carta vincente non è inventare nuovi apparati o rafforzare quelli esistenti, quanto piuttosto valorizzare quelle figure che, agendo in prima linea (sul territorio, sui luoghi d lavoro) diventano “le giunture che tengono insieme il mondo delle imprese e del lavoro”.
Perchè i tempi stanno cambiando... (di Ignazio Visco, Il Mulino, ottobre 2014)
... così cantava Bob Dylan cinquant’anni fa. E in questo mezzo secolo i tempi sono veramente cambiati. La storia dell’umanità è una storia di cambiamenti: demografici, tecnologici, religiosi, sociali, politici, economici. Gli economisti usano distinguere tra sviluppo e crescita: quest’ultima riferita alla produzione dei beni e dei servizi scambiati nei mercati, una componente del benessere economico e sociale, importante ma da considerare insieme con le altre componenti dello sviluppo di una comunità, quali la distribuzione delle risorse naturali, le condizioni di vita, la qualità dell’ambiente. Componenti, queste, che sono spesso, ma non perfettamente, correlate con una misura dell’attività economica quale il prodotto interno lordo, un indicatore utile ma limitato, il cui uso esclusivo viene quindi a volte comprensibilmente criticato.
Articolo 18: come funziona in Europa. (RaiNews 29-9-2014)
Proponiamo una pagina di RaiNews del 29 settembre 2014 su Come funzione in Europa il licenziamento e reintegro.
Il dibattito intorno al Jobs Act, la proposta di riforma del mercato del lavoro del governo Renzi, ruota intorno all'articolo 18, dividendo le posizioni all'interno di sindacati, dell'esecutivo e del Partito Democratico. Licenziamento e reintegro sono i due termini più usati nel confronto di queste ore. In ballo c'è la modifica della disciplina sul licenziamento illegittimo di un lavoratore che obbliga, solo in aziende con più di 15 dipendenti, il datore di lavoro a reintegrare il lavoratore al suo posto nel caso un giudice non riesca ad accertare un motivo valido per il licenziamento.
Licenziamenti: quadro comparato (Working Paper ADAPT, n. 163/2014)
La riforma del lavoro che va sotto il nome di Jobs Act, ha posto al centro dell’attenzione la disciplina dei licenziamenti. Molto si è parlato di articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: uno degli aspetti di maggiore interesse, per decisori politici e opinione pubblica, è se davvero si tratta di una eccezione tutta italiana o se invece non sia una tecnica di tutela presente, anche se certo non dominante, nel resto del mondo. Il contributo che viene proposto alla lettura può essere utile a chiarire i termini del dibattito in corso, affinché si possa giungere a soluzioni che tengano veramente conto dei migliori modelli stranieri adattandoli alla particolare situazione economico-sociale italiana.
L'insegnamento frontale non funziona più di Alessandro D'Avenia (La Stampa 15 settembre 2014
A proposito delle "classi pollaio" Alessandro D'Avenia interviene su La Stampa del 15 settembre 2014 con il suo editoriale "L'insegnamento frontale non funziona più". Tra "erogare" lezioni e "insegnamento = relazione" vengono riprese parole chiave quali "studium", "empatia" e "metodo" per rifondare il fare ed essere scuola.
Noi, ostaggi dell'astrazione di Luca Doninelli (www.ilsussidiario.net 12 settembre 2014)
Quello che spero per me stesso è questo: non di essere un bravo interprete degli eventi, ma di avere sempre davanti qualcuno che mi insegni ad amarli, qui e ora. Il resto è ideologia.
Così chiude il suo articolo Luca Doninelli su www.ilsussidiario.net del 12 settembre 2014 dopo averlo aperto con una serie di interrogativi e successioni di passaggi e ragionamenti che contrappongono l'espereinza personale a quell'astrazione di cui rischiamo di essere ostaggio ogni giorno.
Scuola il rischio noia se si perde la meraviglia di Alessandro D'Avenia (Avvenire 11 settembre 2014)
Quest’estate ho ascoltato da un amico appassionato di pesca il racconto di una notte passata a prendere i pesci-lama. Alla fine del racconto volevo sapere come erano fatti questi pesci, volevo capire il tipo di esca e di amo che aveva usato, volevo andare a pesca, che non è stata mai al centro dei miei interessi, ma la meraviglia del suo racconto mi aveva cambiato in pochi minuti.
Questo uno dei passaggi su cui si incentra la riflessione di Alessandro D'Avenia (Avvenire 11 settembre 2014) e da cui deriva la "ricetta" contrro la noia da scuola.
E il prof seguì l’allievo in Africa di Roberto Carnero (Avvenire 11 settembre 2014)
Ci sono molti modi di essere insegnante: ad esempio si può interpretare il ruolo in maniera burocratica, da "impiegato" in un ufficio pubblico, senza preoccuparsi troppo dei risultati (tanto lo stipendio alla fine del mese arriva lo stesso); oppure si possono calare dall’alto contenuti e nozioni, come se gli studenti fossero tutti uguali e il "programma" un moloch intoccabile a cui sacrificare lo stesso buon senso. Ma si può anche insegnare provando essere, insieme, dei maestri e dei compagni di viaggio dei propri allievi, condividendo un pezzo di vita e accettando di mettersi in gioco in prima persona.
Una storia, meglio un'esperienza, che l'articolista di Avvenire ci propone l'11 settembre 2014 sollevando interrogativi e riflessione sulla professione docente.
La buona scuola dei Cihcago boys di Marco Magni (Micro Mega 12 settembre 2014)
Si tratta, senza dubbio, della celebrazione dell’”homo oeconomicus”. Si presuppone che gli insegnanti siano degli “agenti razionali” mossi esclusivamente dal movente dell’incentivo al guadagno. Gli estensori del documento sulla “buona scuola” lo affermano chiaramente quando dicono che uno degli obiettivi del piano è di determinare una maggiore mobilità degli insegnanti tra i diversi istituti. Infatti, si dice che molti tenderebbero a trasferirsi in quegli istituti in cui la media è più bassa e nella quale c’è quindi maggiore probabilità di finire nel 66% di “premiati”.
Questo uno dei passaggi di commento ad una delle proposte de "la buona scuola" che Marco Magni pbbliuca su Micromega con l'articolo "La “buona scuola” dei Chicago boys" (12 settembre 2014)
La solitudine al potere di Michele Ainis (Corriere della Sera, 11 settembre 2014)
L'intervento proposto approfondisce la riflessione intorno alla crisi della democrazia rappresentativa.
La democrazia è un cantiere sempre aperto. Ogni giorno si forma e si trasforma, anche se per lo più non ci facciamo caso. La folla dei muratori nasconde l’opificio, la polvere di calcinacci ci impedisce di vedere. Eppure sta cambiando, qui, adesso. E la cifra della sua metamorfosi si riassume in una parola: solitudine. Dei leader, dei cittadini, delle istituzioni. (dal Corriere della Sera dell'11-09-2014)
Non trattateci da sudditi di Angelo Panebianco (Corriere della Sera, 10 settembre 2014)
È solo un paradosso apparente che i sondaggi mostrino il sostegno degli italiani per Matteo Renzi (raggiunge il 64 per cento dei consensi nel sondaggio di cui ha dato conto il Corriere domenica, e in nessun altra rilevazione scende sotto il 50), unito però a un diffuso scetticismo sulle misure del governo. Non c’è nulla di irrazionale. Anzi, il pubblico si mostra giudizioso. Si affida a Renzi perché lo riconosce come l’uomo forte del momento, colui che domina la politica e dice di sapere che cosa occorra fare per portarci fuori dai guai.
Trincee, l'epopea di Olmi di Alessandro Zaccuri (Avvenire, Agorà, 15 marzo 2014)
Sempre più tolstojano, Ermanno Olmi: profetico, a scetico, pacifista. Sulla soglia degli 83 anni è tornato dietro la macchina da presa per dirigere un nuo vo film, atteso nelle sale per il prossimo autunno. «Smentisco me stesso, lo so. Prima annuncio l’ad dio e poi torno a girare – ammette –. Ma questa volta non potevo sottrar mi ». Il risultato è torneranno i prati (la minuscola è di rigore, su esplicita di sposizione di Olmi), poetico e a tratti onirico racconto della Prima guerra mondiale. Non un episodio preciso, ...
Prof da manuale (se è quello giusto), Roberto Carnero (Avvenire, Agorà, 15 marzo 2014)
Come è cambiato negli ultimi anni l’insegnamento della letteratura a scuola? E come è destinato a cambiare ancora nel futuro? Quando si affrontano tali questioni, in genere lo si fa in relazione alle innovazioni tecnologiche che stanno interessando la didattica: libri elettronici, tablet, lavagne interattive multimediali (le famose Lim), eccetera. Raramente ci si interroga a un livello più profondo, ...
Eurispes Rapporto Italia 2014: Prestare attenzione all'Italia che funziona, Presentazione del Presidente Eurispes, Gian maria Fara
Il Rapporto, giunto quest’anno alla 26a edizione, è diventato, nel tempo, un apprezzato punto di riferimento per gli studiosi, per le Istituzioni, per il sistema dell’informazione e per gli osservatori internazionali.
Il Rapporto Italia, per scelta metodologica, si costruisce ogni anno attorno a sei dicotomie, illustrate attraverso altrettanti saggi accompagnati da sessanta schede fenomenologiche. Vengono affrontati, quindi, attraverso una lettura duale della realtà, temi che l’Istituto ritiene rappresentativi, anche se non esaustivi, della attualità politica, economica e sociale del nostro Paese.
Le dicotomie tematiche individuate per il Rapporto Italia 2014 sono:
Italia/Europa • Finanza/Finanza • Destra/Sinistra • Etica/Estetica • Ricchezza/Povertà • Conservazione/Cambiamento
Rapporto 2013 sulla domanda di competenze delle imprese di Confindustria Lombardia
La crisi richiede non solo uomini capaci, ma anche uomini motivati. Non solo competenze tecniche specifiche, ma soprattutto la capacità di «stare in azienda», contribuendo al miglioramento dell'organizzazione del lavoro. È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato da Confindustria Lombardia con il secondo Rapporto sulla domanda di competenze delle imprese.
Per tornare a generare futuro di Luigino Bruni, Abìvvenire 19 gennaio 2014
Siamo dentro una eclissi del tempo. La logica dell’economia capitalistica, e la sua cultura che sta dominando incontrastata su molta parte della vita sociale e politica, non conosce la dimensione temporale. Le sue analisi costi-benefici coprono pochi giorni, mesi, qualche anno – nella più generosa delle ipotesi.
Copiare non vale di Bice Benvenuti, Noi, Genitori & Figli, 22 dicembre 2013
Bice Benvenuti, sulle pagine di "Noi, Genitori & figli", supplemento di Avvenire del 22 dicembre 2013, scrive sulla "pratica del contratto educativo" per contrastare il fenomeno dei "copioni": tesi fotocopia, test di ingresso incollati alle pareti dei bagni, esami di abilitazione invalidati. Il titolo dell'articolo è lapidario: "Copiare non vale" e suggerisce pratiche che ogni scuola può mettere in essere.
Le relazioni che salvano la scuola di Alessandro D'Avenia, La Stampa, 12 dicembre 2013
"Il sistema scuola è costituito da relazioni: con gli altri docenti, con i ragazzi, con i genitori". Sono queste relazioni, la loro qualità e intensità, a fare una scuola capace di insegnare, dove il docente non si riduce ad essere un semplice funzionario.
Fatica doppia in Popoli
La disabilità, nelle sue molteplici manifestazioni, fa parte della vita anche di tante famiglie tra i cinque milioni di immigrati che vivono nel nostro Paese.
Popoli, mensile internazionale dei gesuiti, nel numero di novembre 2013, propone un percorso attraverso alcune esperienze per raccontare incomprensioni e distanze, ma anche storie di integrazione.
Capitali: non tutto è merce di Luigino Bruni, Avvenire 3 novembre 2013
Il capitale spirituale della persona, e quindi delle famiglie, delle comunità, delle scuole, delle imprese, è sempre stato la prima forma della ricchezza delle nazioni
Compito in classe e poi vai col ping-pong di Cristina Lacava, Io donna, 26 ottobre 2013
Corsi multilingua e tempo pienissimo. Tra gli sicritti, tanti piccolo orientali e un solo bimbo veneto. All'ingresso, un cartello spiega:
Senza inglese non c'è lavoro. Senza cinese non c'è futuro.
Com'è ce lo spiegano, dalle pagine di Io donna (magazine de Il Corriere della Sera) l'articolo di Cristina Lacava e le foto di Piero Martinello.
Chiamati a una comune visione sul futuro del Paese di Luciano Violane in Atlantide n. 2/2013
Luciano Violante, professore ordinario di Istituzioni di diritto e procedura penale, Università di Camerino, sul n. 2/2013 di Atlantide (il periodico della Fondazione per la Sussidiarietà, affronta la questione costituzionale che non si risolve con una guerra tra opposte ideologie e quella idea del tempo trascorso inutilmente rischia di delegittimare in modo definitivo tutti e tutto. Rispetto al passato si manifestano oggi mutamenti sociali di fondo cui il progetto politico deve rispondere con intelligenza e con tempestività. Il principale tra questi mutamenti è l’emergere di una “società dei cittadini”, che chiede un proprio protagonismo politico attraverso la contestazione dei partiti politici e la proposizione di forme di democrazia.
Responsabilità è la parola chiave in questa fase politica: vuol dire ricostruire legami civili nella società e riformare in Parlamento la Costituzione, avendo a mente il benessere di chi verrà dopo di noi.
Rodari, la grammatica anticrisi. (da Avvenore 24 ottobre 2013)
La Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari ha 40 anni (veniva pubblicata il 24 ottobre 1973). Dalle pagine di Avvenire di oggi un articolo di Roberto Cicala per questo anniversario.
Abbiamo parole per fingere, parole per ferire, parole per fare il solletico. Andiamo a cercare insieme le parole per amare.
Don Mazzi: "... . Abbiamo però dimenticato le mani" (da Famiglia cristiana n. 39/2013)
Sono sempre stato sostenitore entusiasta della formazione professionale e del concetto "filosofico" che l'uomo è fatto di testa, cuore e mani. Abbiamo però dimenticato le mani.
Apre così la rubrica "Fuorigioco" curata da don Antonio Mazzi sulle pagine di Famiglia Cristiana (n. 39/2013). Una riflessione, breve, sull'importanza di stage e tirocini dal titolo provocatorio "Ma ricordiamo che il lavoro mpm è solo quello in giacca e crevatta". 31 su 100 sono i diplomati che, a un anno dal conseguimento del titolo, risultano occupati (dossier Alma laurea). Il 41% sono diplomati professionali.
C'eri una volta tu. Lettera di inizio anno di Alessandro D'Avenia (Avvenire 16 settembre 2013)
Ragazzo che ti abbatti sul banco come una balena spiaggiata, con quegli occhi annebbiati dalla noia e dalla forza ingabbiata in una stanza per cinque ore, che dobbiamo fare tu e io di quest’anno scolastico? Ragazza tutta in fioritura assetata di essere vista, guardata, amata, dal cervello mai in pace, con le orecchie a caccia di qualcosa che possa servirti ad essere felice, che dobbiamo fare tu e io di quest’anno scolastico? Che ne sapete voi due adesso dell’io di domani?
Il primo giorno che vorrei di Alessandro D'Avenia (Avvenire 10 settembre 2013)
Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente? Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo, quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Disparità sociali a scuola. Cause, processi e politiche di prevenzione di Carlo Barone (Agguirnamenti Sociali, agosto-settembre 2013 (561-568))
Le ricerche dimostrano che in Italia le opportunità di studio dipendono ancora molto dalla condizione sociale delle famiglie di provenienza. Ma qual è l’entità di queste disuguaglianze sociali? Quanto influiscono le professioni e il grado di istruzione della famiglia di origine nel percorso scolastico di uno studente? Quali misure mette in atto lo Stato per colmare questo divario, e quali andrebbero potenziate?