Mercoledì, 27 Febbraio, 2013 - 11:45

Il 19 Febbraio è stato ufficialmente diramato dal Ministero del Lavoro il Rapporto di sintesi sugli esiti del Monitoraggio del III Piano d'azione Infanzia e le relative Schede, approvato con l'assemblea plenaria dell'Osservatorio Infanzia il 26 Novembre 2012.

Il Rapporto verifica le previsioni contenute nel Piano d'azione e formula proposte rispetto a nuove aree di intervento che necessitano di essere rilanciate. E' un documento di ricognizione delle informazioni e dei dati disponibili e si avvale del supporto tecnico del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza per svolgere la propria analisi rispetto ai molteplici livelli istituzionali che hanno competenza in materia.

Questo interessante modello partecipativo di programmazione e monitoraggio, voluto dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, presenta due criticità: da un lato, non essere riusciti a mantenere le scadenze previste (il Piano, che doveva essere di durata biennale, ha già terminato la sua valenza e di conseguenza il Monitoraggio, anch'esso biennale, è rivolto al periodo 2010/2011); dall'altro, non aver tenuto conto del mutamento delle competenze istituzionali in materia, a seguito della riforma del Titolo V. Infatti, lo stesso Rapporto di Monitoraggio definisce come non significativo il coinvolgimento delle rappresentanze delle autonomie locali nella sua definizione ed esplicita la necessità di riconoscere sedi stabili di confronto tra i differenti livelli di governo per i temi dell'infanzia e adolescenza, sull'esempio del Tavolo stabile di coordinamento tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e le 15 città riservatarie ex lege 285/1997.

Rispetto ai contenuti trattati, il Monitoraggio si sofferma nell'analisi della bassa natalità e fecondità del Paese, evidenziando nello specifico tre aree di interesse: il divario territoriale dei servizi educativi per la prima infanzia, il trend di crescita degli allontanamenti del minore dal nucleo familiare di origine, la povertà e la deprivazione materiale e culturale dei bambini e specialmente delle famiglie con due o più figli.

Affronta inoltre criticità pienamente condivisibili quali la riduzione delle risorse per le politiche sociali e l'infanzia, nonchè il bisogno di investimenti in formazione e qualificazione dei diversi operatori e figure di riferimento che operano a contatto con i bambini.

Rispetto alle proposte CISL già avanzate in sede di definizione del Piano d'azione, mentre segnaliamo il pieno accoglimento della richiesta di strumenti di definizione dei diritti fondamentali dei bambini quali i livelli essenziali di assistenza, in ottica preventiva e promozionale e non solamente riparatoria, rileviamo dall'altro un approccio fortemente riduttivo al tema proposto dalla CISL, all'interno del Laboratorio Educativo Permanente, relativo alla costruzione partecipata di un Patto intergenerazionale e di un Manifesto educativo, che avrebbe dovuto essere finalizzato ad accogliere la sfida dell'educazione, della reciprocità, dell'interdipendenza.

Sarà ora compito del prossimo Governo nominare un nuovo Osservatorio Nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (di cui la CISL è membro di diritto ai sensi del DPR 103/2007), che possa in tempi brevi varare un nuovo Piano Nazionale biennale e, nel 2014, redigere come previsto lo schema del rapporto del Governo all’ONU sull’applicazione della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo del 1989.

Categoria: