Domenica, 13 Dicembre, 2015 - 04:45

Il Contratto sulla mobilità è "al palo": difficile fare passi avanti se l’Amministrazione si attesta in modo rigido nel voler dare applicazione ad aspetti della legge 107 a suo dire ineludibili. Esiste invece, per i sindacati, la possibilità di individuare spazi di negoziato in cui definire modalità che possano semplificare la gestione delle operazioni evitando nel contempo il determinarsi di ingiustificate disparità di trattamento e conseguenti situazioni di conflitto e contenzioso.  E' una possibilità che, se c'è la volontà politica, può essere colta per dare senso e prospettiva alla trattativa, rendendo effettivamente praticabile un percorso che si presenta, al momento, molto accidentato.  Le segreterie nazionali dei sindacati scuola ritengono che il negoziato possa riprendere in modo proficuo se preceduto da un confronto su questi temi a livello politico: in tal senso la richiesta inviata l'111 dicembre scorso al Ministro, per la fissazione di un incontro con rinvio della riunione del tavolo negoziale già calendarizzata per lunedì 14 dicembre. 

Non passa giorno senza che venga al pettine qualche nodo della legge 107. Tutti i difetti e le incongruenze da tempo denunciati emergono con sempre maggior evidenza. Ieri sulle assunzioni, oggi sulla mobilità, dove si rischia davvero una situazione ingestibile. Le novità introdotte, prima fra tutte quella di una titolarità per ambiti territoriali e non più su singole scuole, e l'incursione della legge su una materia che deve continuare a essere regolata dal contratto, finiranno per creare malcontento e moltiplicare le occasioni di contenzioso. Qualche esempio? Per i neo assunti la legge prevede ben tre diversi trattamenti, con disparità ingiustificabili tra assunti da concorso o dalle GAE; avremo docenti bloccati forzosamente lontano da casa, altri che rischieranno di finirci, assegnati in una qualunque delle 100 province italiane. Ed è l'introduzione degli ambiti a gettare nell’incertezza anche chi, in ruolo da anni, ambiva a collocarsi in una scuola diversa.

Lo andiamo ripetendo da mesi: la cosiddetta ‘chiamata diretta’ dagli ambiti territoriali è la classica risposta sbagliata a una giusta esigenza di flessibilità, che si poteva soddisfare circoscrivendo il tutto a limitate, particolari e specifiche esigenze di caratterizzazione del piano formativo di ogni scuola. Farne una regola generale non giova al buon andamento del sistema, una procedura che metterà i dirigenti e le scuole in assurda concorrenza fra loro è inutile e dannosa. Senza contare che proprio sugli ambiti alcune regioni, fra cui la Puglia, hanno impugnato la legge 107: spetta alle Regioni, sostengono, non allo Stato procedere alla loro definizione. Una situazione che si annuncia caotica.

Il contratto sulla mobilità può e deve essere l’occasione per porre rimedio a uno stato di cose altrimenti foriero di notevoli disagi. La scuola e chi ci lavora ne sopportano già troppi, sarebbe ora di cambiare registro. Per questo abbiamo chiesto, insieme agli altri sindacati, di incontrare la ministra Giannini prima di riprendere le trattative sul contratto per la mobilità 2016/17. Vanno rimossi ingiustificati arroccamenti dell’Amministrazione che tolgono senso e prospettive al confronto negoziale. Se Ministro e Governo hanno davvero a cuore la "buona scuola" non dovrebbero lasciarsi sfuggire l’occasione di ristabilire il giusto clima per una contrattazione vera; smettendo di considerarla come il freno alle riforme, quando potrebbe essere lo strumento con cui provare a correggerne i più macroscopici errori.

Roma, 12 dicembre 2015

Lena Gissi (Segretaria Generale Cisl Scuola)

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