Questo il pregnante leitmotiv del“documento d'intenti” sottoscritto da Confindustria, CGIL, CISL e UIL per ricollocare la formazione al centro delle politiche del paese.
Scuola, università e formazione professionale devono diventare centrali nel dibattito pubblico e uscire dalla scarsa considerazione in cui sono state tenute anche nel corso di questa campagna elettorale.
Indicare soluzioni praticabili e condivise è un primo passo essenziale. Nei paesi più avanzati non c'è innovazione senza consenso sociale. Questa è la motivazione che ha spinto Confindustria e Sindacati Confederali a sottoscrivere il documento in questione e ad individuare indirizzi comuni per sostenere l'innovazione nei campi dell'orientamento, dell'istruzione tecnica e professionale, della professione insegnante, dei poli tecnico professionali e degli ITS, dell'apprendistato e dei fondi interprofessionali.
Favorire la crescita delle competenze dei giovani, potenziare la capacità del sistema produttivo di impiegare giovani qualificati, far crescere i giovani che fanno stage, apprendistato e dottorati nelle imprese: questi i temi al centro dell'attenzione di imprese e sindacati.
Per crescere sul piano economico e per sviluppare politiche che contengano la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile occorre voltare pagina. Non bastano le riforme.
È necessario un cambiamento culturale che rimetta sia il lavoro e l'impresa al centro del sistema educativo sia la formazione tra le politiche di crescita economica e di sviluppo del territorio, attraverso uno sviluppo strategico di reti tra scuola, università e impresa per il miglioramento della ricerca industriale e delle competenze spendibili sul mercato del lavoro.