Sul decreto legge 36, che si avvia alla definitiva conversione, resta confermato il nostro giudizio fortemente critico, nonostante l’accoglimento di alcune proposte emendative sulle quali i partiti di maggioranza hanno trovato le necessarie intese sostenendo e ottenendo nel corso della discussione in Senato le modifiche da noi richieste. Ciò che non cambia sostanzialmente, però, è l’impianto di un sistema di reclutamento che non tiene conto delle reali esigenze della scuola, né dell’esito fallimentare di modelli ricorrentemente proposti negli ultimi anni. Le modifiche introdotte, come quella che consentirà di utilizzare fino al 2025 le GPS per assumere sul sostegno, non risolvono i limiti di un impianto che non aggredisce la precarietà del lavoro né valorizza l’esperienza professionale acquisita sul campo, come sarebbe utile, necessario e sensato. Viene assegnata alla contrattazione la definizione dell'impegno orario per la formazione, così come la quantificazione del bonus incentivante, ma si conferma il modello di una valorizzazione professionale limitata di fatto all’erogazione di compensi una tantum, peraltro con risorse ricavate da economie interne senza alcun investimento aggiuntivo. La nostra posizione è molto chiara su questi aspetti, che siamo pronti a discutere e definire nella sede appropriata e legittima, che è quella contrattuale e per i quali chiediamo siano investite specifiche e ulteriori risorse: in presenza di una condizione retributiva generale insostenibile, sperequata rispetto ad altri Paesi e ad altri settori della pubblica amministrazione, non è possibile ipotizzare interventi sulle carriere a costo zero.
Bene le modifiche riguardanti i docenti IRC, per i quali giustamente viene prevista una procedura concorsuale riservata in analogia a quanto avvenuto in passato per tutte le altre tipologie di insegnamento, così come quelle che permettono di riservare una quota di posti ai precari con tre anni di servizio su sostegno nei percorsi di specializzazione. Importante anche l’inclusione degli idonei nelle graduatorie di merito dei concorsi, o la possibilità di esonero o semi esonero del vicario in molte delle scuole in reggenza.
Altre modifiche hanno solo attenuato, ma non eliminato, l’impatto degli interventi sugli organici, mentre sulla card dei docenti il taglio risulta soltanto rinviato di un anno. Tutto ciò impone di dare continuità anche in prospettiva alle azioni volte a recuperare la necessaria coerenza tra gli obiettivi e le strategie indicate nel Patto per la scuola e le scelte di politica del Governo, che le ha in gran parte disattese. Questo l’obiettivo che per quanto ci riguarda orienterà la nostra iniziativa al tavolo per il rinnovo del contratto, che tra pochi giorni riparte e che dovrà entrare da subito con decisione nel merito delle questioni da affrontare, a partire dalla parte retributiva su cui è necessario acquisire al più presto le condizioni per una soddisfacente conclusione. Ma nei prossimi mesi sarà decisivo anche il ruolo che le forze politiche potranno svolgere per incidere con più efficacia sulle scelte del Governo, in primo luogo ovviamente quelle che insieme ne assicurano la maggioranza in Parlamento. Occorre valorizzare i canali di dialogo con le forze sociali, trovare le necessarie convergenze e farle valere in sede politica.
La scuola, abbiamo detto con la mobilitazione condotta e da ultimo con la manifestazione di ieri, merita molto di più sia in termini di quantità di risorse investite, sia in termini di qualità dei progetti, che sono destinati al fallimento, come la storia ci insegna, se non sorretti da forti elementi di coinvolgimento e condivisione di quanti vi lavorano, che delle innovazioni sono chiamati a essere i principali protagonisti.
Roma, 23 giugno 2022
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola