Venerdì, 14 Dicembre, 2012 - 21:13

La Commissione europea, con un documento del novembre scorso, sollecita gli Stati membri a consolidare i legami tra l’istruzione e il mondo del lavoro, a portare l’impresa nelle aule scolastiche e a dare ai giovani un’idea di cos’è il mondo del lavoro attraverso un apprendimento basato sul lavoro.

Perché una nuova strategia?

Le abilità sono la chiave della produttività e l’Europa deve rispondere adeguatamente all’aumento – constatabile su scala mondiale – della qualità dell’istruzione e dell’offerta di abilità sostiene la Commissione, ricordando chesecondo le previsioni nel 2020 più di un terzo dei posti di lavoro nell’Ue richiederà qualifiche di livello terziario e soltanto il 18% corrisponderà a lavori che richiedono una bassa qualifica.

Inoltre, alcuni dati del contesto europeo citati dalla Commissione spiegano il perché dell’iniziativa. Attualmente 73 milioni di cittadini europei, circa il 25% degli adulti, possiedono un livello d’istruzione basso. Circa il 20% dei quindicenni non ha abilità adeguate in tema di lettura e scrittura e in cinque Paesi più del 25% ha scarso rendimento nella lettura (Bulgaria 41%, Romania 40%, Malta 36%, Austria 27,5% e Lussemburgo 26%). In diversi Stati membri la dispersione scolastica rimane a livelli «inaccettabilmente elevati»: ad esempio, in Spagna si situa al 26,5% e in Portogallo al 23,2%, mentre l’obiettivo dell’Ue è di scendere sotto il 10%. Meno del 9% degli adulti partecipa all’apprendimento permanente, rispetto a un obiettivo dell’Ue fissato al 15%.

Secondo Androulla Vassiliou, commissaria europea per Istruzione, Cultura, Multilinguismo e Gioventù, «l’Europa ritornerà a una crescita sostenuta soltanto se produrrà persone altamente qualificate e versatili in grado di contribuire all’innovazione e all’imprenditoria. A tal fine è essenziale un investimento efficiente e mirato, ma è chiaro che non raggiungeremo i nostri obiettivi riducendo i bilanci destinati all’istruzione».

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