Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale (Sezione Sesta), con sentenza depositata ieri sera ha rigettato il ricorso del Ministero dell'Istruzione contro l'annullamento deciso dal Tar lombardo lo scorso anno del concorso a dirigente scolastico.
Devono essere ricorretti tutti gli elaborati perché la sentenza impone, indicando tutte le procedure, la “rinnovazione della procedura concorsuale”, salvaguardando, ove possibile, “le fasi della procedura stessa immune dai vizi denunciati”.
L’Amministrazione dovrà procedere quindi a nominare una commissione per procedere alla sostituzione delle buste … “con buste che assicurino l’assoluto rispetto del principio dell’anonimato” ed una commissione con il compito di “procedere ad una nuova valutazione degli elaborati di tutti i candidati che hanno superato la prova preselettiva”.
Una lotta contro il tempo e un impegno alla responsabilità e serietà dell’Amministrazione che dovrà mettere in essere la “rinnovazione della procedura concorsuale nel rispetto delle regole indicate” dalla sentenza stessa.
Tutto da rifare dunque! Certo, perché così vien detto. Tuttavia non possiamo, richiamando anche i nostri precedenti comunicati (nazionali e regionali), fare qualche osservazione e sottolineatura.
Una sentenza che facciamo fatica a collocare rispetto a precedenti di autorevole scuola (Salomone o Pilato!) e che nell’immediato colpisce il funzionamento e l’organizzazione della scuola lombarda che dovrà garantire, attraverso l’istituto della reggenza (unica soluzione normativamente e contrattualmente possibile), il governo di più di 400 istituzioni scolastiche.
Una sentenza che paradossalmente disattende, essa stessa, il principio dell’anonimato se solo si considera che molti elaborati sono ormai diventati di conoscenza pubblica.
Una sentenza che, a ben vedere, è foriera di ulteriore contenzioso.
Una sentenza che fa trapelare superficialità e pressappochismo di chi aveva il dovere di assicurare la regolarità delle procedure, ma che ne scarica gli effetti solo sui concorrenti.
Una sentenza che ci conferma come ilreclutamento del personale affidato a procedure concorsuali elefantiache e farraginose sia sempre più esposto a contenziosi in tutte le fasi procedurali che affidano, di fatto, la scelta del personale esclusivamente alla via amministrativa, piuttosto che a quella della seria e trasparente certificazione delle competenze.
Una sentenza che volendo far salvo il fatto che chi ritiene leso un proprio diritto ne cerchi la tutela, mette in discussione anche il risultato acquisito da altri, solo grazie alla propria preparazione e fatica.
A questo punto viene solo da dire: Peggio la toppa dello strappo!