Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una profonda trasformazione delle politiche pubbliche e ad un’ampia revisione delle architetture istituzionali. Entro gli indirizzi generali di riforma dello Stato, almeno due fattori hanno assunto una particolare rilevanza anche per la gestione del lavoro nelle istituzioni scolastiche.
Il primo è il processo di privatizzazione dei rapporti di impiego pubblico, privatizzazione che Virga ha definito “parziale e tendenziale” ma che ha pur sempre determinato la necessità di una regolamentazione tra fonti legislative e pattizie, tra principi pubblicistici e privatistici.
Un secondo importante aspetto è poi rintracciabile nell’introduzione del principio di separazione tra poteri di indirizzo politico e poteri di gestione finanziaria, tecnica, amministrativa. L’insieme dei provvedimenti che ne sono seguiti è stato significativo ed innovativo ed ha coinvolto anche il settore dell’istruzione, nella cornice dell’estensione della personalità giuridica e dell’autonomia funzionale a tutte le istituzioni scolastiche e del conferimento della qualifica dirigenziale ai capi di istituto. Queste profonde trasformazioni hanno inciso sul profilo professionale del dirigente scolastico, ampliando competenze e responsabilità, introducendo rilevanti fattori di complessità gestionale ed organizzativa. In questo scenario, ha assunto un peso particolare nel bagaglio professionale del dirigente la capacità di leggere i processi in atto, di comprendere le risorse “intangibili”, di valorizzare le conoscenze e le competenze presenti nella comunità scolastica e ad esse ricondurre la gestione del personale per la performance dell’organizzazione.
Su questi temi segnaliamo il contributo di Imerio Chiappa, coordinatore regionale dei dirigenti scolastici della Cisl Scuola Lombardia, ripreso nella "DirigentiNews" di CISL Scuola, del 14 ottobre 2013.