Gli esiti dell’indagine OCSE PISA 2012 verranno presentati martedì 3 dicembre nella sede del Ministero dell’Istruzione (sala della Comunicazione), con la presenza della ministra Maria Chiara Carrozza. Una location e una diretta presenza che è stata la stessa ministra a voler porre in forte evidenza nel corso dell’incontro avuto con i sindacati scuola il 22 novembre; una sottolineatura dell’evento che è stata colta da tutti come un chiaro segnale della volontà di assumere un passo diverso sul terreno dell’attenzione e del ruolo che il ministero intende svolgere su un tema, la valutazione, così importante, delicato e controverso. L’impressione si è rafforzata ancor di più per l’annuncio che il ministro Carrozza ha voluto dare, in quella sede, delle dimissioni dal suo incarico dell’attuale presidente dell’Invalsi, Paolo Sestito. Dimissioni che si renderanno effettive proprio a partire dal 3 dicembre e rispetto alle quali è già pronto il bando preliminare alla selezione del nuovo presidente, la cui nomina spetta – come da Statuto Invalsi – al Ministro, nell’ambito degli aspiranti vagliati da un’apposita commissione.
Quella del rapporto tra i diversi soggetti operanti nel sistema nazionale di valutazione è stata una delle questioni più dibattute nel travagliato percorso che ha condotto al varo, nel marzo scorso, del relativo Regolamento. Difficile trovare il giusto bilanciamento delle prerogative e dei poteri, arduo fissare un punto di equilibrio tra l’autonomia e la “terzietà” da riconoscere all’Invalsi, cui peraltro è attribuito il temporaneo coordinamento del sistema, e il suo operare nell’ambito e in funzione di un servizio come la scuola, le cui finalità, obiettivi, ordinamenti fanno capo a responsabilità e scelte del Legislatore, di cui spetta al ministro farsi interprete e garante.
Che la gestione dell’Invalsi sia apparsa talvolta viziata da qualche eccesso di protagonismo è opinione abbastanza diffusa, e recentemente condivisa anche da chi, come la Cisl Scuola, si è sempre esposto senza ambiguità nel sostenere come necessaria l'azione dell’Istituto a supporto e stimolo di buone pratiche valutative, indispensabili per la crescita di efficacia e qualità del sistema di istruzione. Bene allora il segnale di voler esercitare una presenza “forte” e visibile dato de ministro, specie se – come ci è apparso – non resta una mera rivendicazione di ruolo, ma esprime la volontà di promuovere, in tema di valutazione, una rinnovata attenzione e un diverso clima, da troppo tempo segnato prevalentemente da tensioni e polemiche. Senza inutili “passi indietro”, che le sue parole hanno escluso; casomai facendo un decisivo “passo in avanti”, anche rispetto ad una piena funzionalità del sistema rispetto alla quale resta a nostro avviso fattore decisivo un più attivo coinvolgimento delle scuole e del personale, docente e dirigente, nella definizione di percorsi tanto più efficaci quanto più condivisi. Se avranno questo segno - e non quello di una banale lottizzazione - anche le procedure di selezione e nomina del nuovo presidente dell’Invalsi potranno assumere un significato diverso dal semplice affidamento di un prestigioso incarico.