Lunedì, 27 Gennaio, 2014 - 18:00

“Nonostante le recenti indicazioni che la situazione occupazionale si è stabilizzata, le prospettive di una significativa inversione dei tassi record di disoccupazione rimangono da dimostrare e, anche tenendo conto dello sfasamento temporale fra la ripresa economica e il miglioramento della situazione occupazionale, la prospettiva è molto scarsa e si prevedono tassi di disoccupazione ai livelli attuali elevati per tutto il 2014″.

È quanto sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), secondo cui esistono ampie prove del deterioramento della situazione occupazionale e sociale in Europa: “Il lavoro precario è aumentato ulteriormente durante la crisi mentre il lavoro standard (a tempo indeterminato e full-time) è diminuito. Continua a crescere il numero di lavoratori temporanei e part-time non volontari, così come di quelli i cui salari non sono sufficienti per assicurare un decoroso tenore di vita. La disoccupazione di lunga durata ha raggiunto un livello elevato e sta diventando sempre più strutturale. I giovani, i cittadini immigrati e i lavoratori poco qualificati sono particolarmente colpiti da questa situazione. Il pericolo è che queste tendenze continueranno nel 2014 e oltre”. I sindacati europei osservano come l’Europa stia pagando un prezzo troppo alto per l’austerità: oltre 26 milioni di disoccupati, disoccupazione giovanile e di lunga durata alle stelle, un milione di posti di lavoro persi nella zona euro negli ultimi sei mesi, una profonda recessione per sei trimestri successivi, povertà e disuguaglianza in aumento, crescente divergenza tra i gli Stati membri, il tutto mentre i disavanzi pubblici rimangono elevati e l’incidenza del debito pubblico continua a salire.

Ribadendo il suo totale rifiuto ad un approccio in cui i diritti dei lavoratori devono essere scambiati con i posti di lavori, la Ces ha quindi indicato nel suo Comitato esecutivo quali dovrebbero essere a suo avviso le priorità per il 2014 appena iniziato:
“La grande sfida per l’Europa è trasformare la possibile fine di una recessione in un robusto processo di crescita auto-sostenuta, con il rafforzamento reciproco tra investimenti, domanda e creazione di posti di lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, la strategia di austerità e di deregolamentazione strutturale ha bisogno di grandi cambiamenti. L’Ue deve smettere di mettere pressione sistematica agli Stati membri perché si impegnino nella corsa verso il dumping salariale e sociale. La creazione di posti di lavoro di qualità deve invece diventare una parte efficace della strategia per l’occupazione dell’Unione europea. L’Ue ha bisogno di un grande piano di rilancio europeo, iniettando il 2% del Pil nell’economia, per una crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro affrontando gli squilibri economici e di disoccupazione e per affrontare le sfide sociali, industriali e ambientali”.

“Nonostante le recenti indicazioni che la situazione occupazionale si è stabilizzata, le prospettive di una significativa inversione dei tassi record di disoccupazione rimangono da dimostrare e, anche tenendo conto dello sfasamento temporale fra la ripresa economica e il miglioramento della situazione occupazionale, la prospettiva è molto scarsa e si prevedono tassi di disoccupazione ai livelli attuali elevati per tutto il 2014″.

È quanto sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), secondo cui esistono ampie prove del deterioramento della situazione occupazionale e sociale in Europa: “Il lavoro precario è aumentato ulteriormente durante la crisi mentre il lavoro standard (a tempo indeterminato e full-time) è diminuito. Continua a crescere il numero di lavoratori temporanei e part-time non volontari, così come di quelli i cui salari non sono sufficienti per assicurare un decoroso tenore di vita. La disoccupazione di lunga durata ha raggiunto un livello elevato e sta diventando sempre più strutturale. I giovani, i cittadini immigrati e i lavoratori poco qualificati sono particolarmente colpiti da questa situazione. Il pericolo è che queste tendenze continueranno nel 2014 e oltre”. I sindacati europei osservano come l’Europa stia pagando un prezzo troppo alto per l’austerità: oltre 26 milioni di disoccupati, disoccupazione giovanile e di lunga durata alle stelle, un milione di posti di lavoro persi nella zona euro negli ultimi sei mesi, una profonda recessione per sei trimestri successivi, povertà e disuguaglianza in aumento, crescente divergenza tra i gli Stati membri, il tutto mentre i disavanzi pubblici rimangono elevati e l’incidenza del debito pubblico continua a salire.

Ribadendo il suo totale rifiuto ad un approccio in cui i diritti dei lavoratori devono essere scambiati con i posti di lavori, la Ces ha quindi indicato nel suo Comitato esecutivo quali dovrebbero essere a suo avviso le priorità per il 2014 appena iniziato:

“La grande sfida per l’Europa è trasformare la possibile fine di una recessione in un robusto processo di crescita auto-sostenuta, con il rafforzamento reciproco tra investimenti, domanda e creazione di posti di lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, la strategia di austerità e di deregolamentazione strutturale ha bisogno di grandi cambiamenti. L’Ue deve smettere di mettere pressione sistematica agli Stati membri perché si impegnino nella corsa verso il dumping salariale e sociale. La creazione di posti di lavoro di qualità deve invece diventare una parte efficace della strategia per l’occupazione dell’Unione europea. L’Ue ha bisogno di un grande piano di rilancio europeo, iniettando il 2% del Pil nell’economia, per una crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro affrontando gli squilibri economici e di disoccupazione e per affrontare le sfide sociali, industriali e ambientali”. 

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Euronote nasce nel 1994 nell’ambito del progetto pilota ”Informazione sociale europea”, promosso da sindacati e associazioni in collaborazione con la Commissione europea, “euronote” svolge un servizio di informazione sulle politiche comunitarie e internazionali e sulle maggiori questioni sociali a livello europeo. La rivista è stata fondata nel 1994 da Cgil-Cisl-Uil Lombardia e dal Gruppo Abele di Torino. Dal 2005 la rete di partenariato che realizza il progetto è formata dalletre Confederazioni Sindacali della Lombardia e da APICE (Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa).

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