Femminicidio è una parola in uso nel lessico italiano per indicare l'uccisione di una donna da parte del partner o ex partner. È un neologismo poco amato, perché percepito come una forzatura ideologica che dovrebbe indicare un sottoinsieme del più ampio concetto di omicidio. Qualcuno asserisce che sia un’invenzione dei giornali per calcare in termini sensazionalistici il fenomeno sociale della violenza di genere. In realtà, il termine fu coniato dalla criminologa Diana Russell, che lo usò per la prima volta 1992, nel libro Femicide, spiegandone il significato come categoria criminologica a sé stante perché “il femmicidio include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l'esito o la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine”. La situazione in Italia è diventata insopportabile, ma non basta inorridire di fronte all’ennesima vicenda di ferocia maschile verso una donna (ferocia che per efferatezza talvolta ha nulla da invidiare a quella mafiosa con deturpazioni, torture, fisiche o psicologiche). Occorre riconoscere il fatto che purtroppo, ancora oggi, certi uomini si sentono pienamente legittimati a commettere violenza contro le donne, ed è quindi necessario cercare i veri perché di questa idea. Bisogna scovare tutti quei costrutti culturali, sociali, storici, a volte persino archetipici, che rimandano a responsabilità più generali, senza con questo minimizzare le responsabilità, morali e soprattutto penali, del singolo individuo criminale. L’ideologia patriarcale risale ovviamente alla notte dei tempi e non è certo stata spazzata via semplicemente dal trascorrere dei secoli o dall’evoluzione dei costumi. Ecco perché dovremmo impegnarci, anche a scuola, a dialogare maggiormente con i ragazzi e le ragazze di oggi perché la cultura cambi e nessuno tenti più di far tacere il desiderio di libertà e di autodeterminazione delle donne.
Il femminicidio è una sconfitta per tutti e per questo dobbiamo lavorare, donne e uomini, con profondo impegno e grande attenzione affinché si imponga un’inversione di tendenza a questo fenomeno e nasca una nuova cultura di rispetto e collaborazione tra sessi.
Mariacristina Zarrella – Coordinatrice donne Cisl Scuola Lombardia