«Nonostante il positivo lavoro fatto in queste settimane con gli enti di formazione per razionalizzare il sistema sulla base delle risorse nazionali calanti, l’assessore Valentina Aprea ha presentato un piano che taglia complessivamente le iscrizioni per il prossimo anno scolastico per circa 3.000 studenti che non potranno accedere a queste scuole nella nostra regione» denuncia Roberto Benaglia, della Cisl Lombardia.
Più precisamente si tratta della riduzione di 700 iscrizioni alle classi prime, di una riduzione del 30% dell’accesso alle classi quarte e dell’annullamento delle classi quinte.«Le scelte presentateci dall’assessore Aprea oggi sono negative perché vanno a tagliare il diritto allo studio in un settore, quello della formazione professionale, sempre più scelto da ragazzi e famiglie, sempre più interessante per il mondo produttivo e vero antidoto alla dispersione scolastica» dichiara Roberto Benaglia, segretario della Cisl Lombardia.
«Le scelte della Regione sembrano essere puramente di carattere politico. A fronte di una riduzione dei trasferimenti nazionali, il bilancio regionale, l’utilizzo dei Fondi europei e, come da noi indicato, lo strumento di Garanzia Giovani, permetterebbero all’assessorato di effettuare scelte che mantengano e non riducano l’offerta formativa e di istruzione.Perché non si fanno queste scelte? Perché si lasciano in Garanzia Giovani 14 milioni di euro sulla formazione completamente inutilizzati che basterebbero invece a risolvere ampiamente il problema?».
Secondo la Cisl lombarda «colpire il principale canale di collegamento tra scuola e lavoro mentre molte altre risorse vengono disperse in mille rivoli è ingiusto e incomprensibile. Regioni come il Piemonte e lo stesso Veneto hanno fatto scelte completamente diverse e più razionali» a difesa della formazione professionale.
«Rivolgiamo un forte appello all’assessore e a tutta la politica regionale - conclude Benaglia - affinché ci si risieda subito attorno ad un tavolo per trovare nuove soluzioni adeguate che sono a portata di mano. Oltretutto non possiamo tacere come sindacato il fatto che queste scelte rischiano di avere ricadute negative e pesanti sull’occupazione del settore. Gli enti di formazione potrebbero essere costretti, se abbandonati a se stessi, a tagli sugli organici fino ad un totale di 200 lavoratori in Lombardia».