“Si sottolinea che, in questo primo anno di avvio del Sistema Nazionale di Valutazione, non saranno predisposti a livello nazionale questionari unici per studenti, docenti, e genitori. Le scuole, nella loro piena autonomia, potranno raccogliere le informazioni relative agli indicatori interessati tramite focus, interviste o modelli di questionari autonomamente elaborati”: così recitavano, ad aprile 2015, gli Orientamenti per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione. Ma ora sembra che il Ministero sia intenzionato a intervenire centralmente anche su questo aspetto.
Già nella Smart Guide 2016 alle iscrizioni, pubblicata dalla Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica, avevamo appreso che tra le novità del 2016 era inserita la richiesta rivolta alle famiglie, al termine della procedura di iscrizione, “del consenso a partecipare ad un questionario di percezione sulla scuola attualmente frequentata”. Con una certa sorpresa, poiché di questa novità non c’era proprio traccia nella circolare sulle iscrizioni. Ma il 25 gennaio l’intervento del Ministero si è concretizzato ulteriormente, ancora una volta in maniera del tutto informale.
E’ stato infatti pubblicato nel portale del sistema nazionale di valutazione, senza alcuna indicazione di accompagnamento, un “questionario di percezione” diretto ai genitori, invitati a esprimere il loro gradimento sull’operato degli insegnanti e sulla qualità del servizio scolastico.
In linea di principio non siamo contrari ai questionari di percezione che, peraltro, sono in uso già da tempo in moltissime scuole. Ma ancora una volta, est modus in rebus. Entrambi gli interventi (la richiesta ai genitori prevista nella Smart guide e la pubblicazione del questionario sul portale) avvengono senza alcun coinvolgimento né preventivo confronto, anche solo informativo, con chicchessia: non con le organizzazioni sindacali, in ogni caso, e cogliendo di sorpresa le scuole stesse. Il tutto senza che sia chiarito in alcun modo come si intenda utilizzare questo strumento e i dati così raccolti.
Insomma, sembra proprio di assistere all’ennesimo spot della serie “per il lavoro pubblico è finita la pacchia”, oggi tanto in voga.
Fuor di battuta, non dovrebbe sfuggire come l’introduzione centralizzata di questionari di percezione possa incidere pesantemente sulle relazioni in atto tra famiglie e scuole, definendo aspettative sul lavoro dei docenti fuori da una necessaria contestualizzazione che lo strumento proposto (anzi, imposto) non sembra consentire.
Il questionario è rigido, non modificabile, non presenta alcuno spazio per la raccolta di osservazioni o di indicazioni da parte delle famiglie. Ci si chiede quale uso il Miur intenda farne, e se anche la percezione dei genitori sarà ricondotta a benchmark. Ma soprattutto ci si chiede dove sia finita l’autonomia delle scuole alla quale molto opportunamente facevano riferimento gli Orientamenti di aprile.
In ogni caso, siamo certi che a breve il MIUR diffonderà analogo questionario per testare il livello di gradimento percepito, a tutti i livelli, dagli utenti dei suoi servizi.
Roma, 28 gennaio 2016
Lena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola