La sentenza della Corte Europea, da tempo annunciata e dal contenuto sostanzialmente prevedibile, è un’ulteriore sollecitazione al Governo perché si muova nella direzione giusta, che da tempo gli stiamo indicando: lavoro stabile su tutti i posti di cui le scuole hanno bisogno per funzionare, a partire da una politica degli organici legata al reale fabbisogno e non vincolata dal rispetto di tetti rigidamente prefissati. Chi conosce come funziona la nostra scuola sa che non è una richiesta demagogica, destinata a dilatare smisuratamente i costi: si tratta infatti, in larga misura, di consolidare situazioni già oggi esistenti che non vi è alcuna ragione di continuare ad affidare a lavoro precario.