La questione occupazionale è centrale nell’Ue: quasi 25 milioni di disoccupati, di cui 5 milioni circa sono giovani under 25, circa 10 milioni di sottoccupati lavoratori part-time, oltre 9 milioni di persone disponibili a lavorare ma che non cercano lavoro, circa 18 milioni di lavoratori poveri. Tutte situazioni di difficoltà economiche che si estendono alle famiglie di queste persone moltiplicando i numeri della precarietà, della deprivazione materiale, del rischio di povertà. Servono dunque interventi reali (non Vertici “di facciata” come quello svoltosi recentemente a Milano su iniziativa della presidenza italiana dell’Ue) che vadano nella direzione di una crescita sostenibile e inclusiva, che investano in posti di lavoro di qualità, in servizi e protezione sociale, interventi multisettoriali che coinvolgano tutte le parti interessate in tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione fino al monitoraggio. Solo se diventa una priorità politica la lotta alla povertà e all’esclusione sociale può avere successo: come sostengono i membri del network europeo anti-povertà Eapn, «prima che sia troppo tardi è il momento di fare sul serio su una delle sfide più grandi per la democrazia europea»