E’ stata pubblicata in data 21 ottobre la circolare ministeriale n. 47, a firma del Direttore Generale per gli Ordinamenti, con cui si trasmette la Direttiva n. 11 del 18 settembre 2014 della quale la circolare definisce le modalità applicative per il triennio scolastico che va dal 2014/15 al 2016/17. (sintesi dei contenuti nel blog Valutando, un co-working del sito di Irsef-Irfed Lombardia)
Già commentando l’informativa resa il 18 settembre scorso al MIUR sui contenuti della Direttiva avevamo avuto modo di esprimere le nostre valutazioni fortemente critiche, rivolte sia ad aspetti di merito che di metodo. Considerazioni che abbiamo in gran parte riproposto anche rispetto alla bozza di circolare su cui siamo stati chiamati a esporre le nostre osservazioni, ribadendo in premessa, anche in tale circostanza, come il ruolo attribuito all’Invalsi nella Direttiva e nella Circolare vada oltre il compito che l’impianto del Sistema nazionale di valutazione gli ha conferito. Infatti, affidando all’Invalsi la competenza della redazione del format del Rapporto di Autoalutazione (RAV), gli si attribuiscono di fatto anche precisi compiti di indirizzo politico sul sistema scolastico che dovrebbero invece essere in capo al Ministero e in parte alle Regioni, stante la modifica del Titolo V della Costituzione.
Entrando nel merito della circolare, abbiamo espresso la nostra contrarietà alla pubblicazione del RAV sul portale “Scuola in Chiaro” e sul sito di ciascuna Istituzione scolastica, pubblicazione peraltro assolutamente non prevista nel DPR 80/2013 (Regolamento del SNV). Non si contesta, anzi si ritiene doverosa la massima trasparenza nell’utilizzo delle risorse umane e finanziarie, ma la pubblicazione dei livelli di apprendimento e comunque di tutto il RAV si rivela del tutto inopportuna in quanto fortemente esposta a generare effetti di impropria classificazione delle scuole, producendo di conseguenza un impatto potenzialmente negativo sull’utenza e sullo stesso corpo docente, con il rischio di demotivarlo rispetto ad un coinvolgimento propositivo nei confronti di un’operazione che è cruciale per il nostro sistema scolastico. Resta essenziale, per noi, la funzione che i processi autovalutativi e valutativi rivestono ai fini della messa in atto di strategie di miglioramento della qualità e dell’efficacia dell’azione formativa: un’eccessiva piegatura del sistema sul versante classificatorio è stato invece a nostro avviso un errore ricorrente nel recente passato, e come tale andrebbe assolutamente evitato.
Non privo di contraddizioni ci pare quanto previsto nella Circolare, laddove si afferma che le singole scuole procederanno all’inserimento nel RAV di dati di loro competenza. Ipotizzando che questi dati rispecchino la specifica risposta ai bisogni del territorio e l’inserimento nel tessuto sociale dell’istituzione scolastica autonoma, non si può ignorare che essi rappresentino un elemento di flessibilità destinato a vanificarsi nel momento in cui si sia costretti a rapportarlo ad un benchmark di riferimento omogeneo.
Rispetto alla sua primitiva formulazione, il testo della CM 47 tiene in qualche misura conto delle nostre osservazioni riguardo alla necessità di considerare, nelle procedure autovalutative, il segmento della Scuola dell’infanzia, che rappresenta un passaggio cruciale per i processi di apprendimento, come più volte richiamato dalle ultime indagini Ocse e dalle Raccomandazioni della Commissione europea, che la definiscono luogo d’eccellenza per l’inclusività e per il recupero dello svantaggio socio culturale.
Restano invece inascoltate le nostre richieste di fornire indicazioni più puntuali, in una fase così importante come quella di indicazione delle priorità e di avvio delle procedure valutative, per quanto riguarda:
• la costituzione dei nuclei;
• gli specifici indicatori in base ai quali individuare il primo contingente di istituzioni scolastiche per la valutazione esterna;
• le modalità per avvalersi del supporto di soggetti pubblici e privati
Si rivela del tutto inopportuna e incomprensibilmente riduttiva, considerato che ogni innovazione dovrebbe essere sostenuta quanto più possibile da condivisione e consapevolezza, la previsione di coinvolgere nei piani di formazione (per di più on line e senza risorse) solamente i dirigenti scolastici e un unico docente referente per ogni Istituto.
Il fatto che manchino precise indicazioni circa la tempistica del processo formativo né vi sia alcun riferimento al coinvolgimento delle OO.SS. per quanto riguarda le modalità organizzative e l’impatto sui carichi e sull’orario di lavoro dei soggetti coinvolti costituiscono infine ulteriori motivazioni per ribadire il nostro giudizio fortemente critico su quella che abbiamo già definito “una partenza col piede sbagliato”.